premio

In classifica

sabato 19 novembre 2016

Venezuela. Come Francesco arriva a salvare una nazione sull'orlo del baratro di Sandro Magister



Il ruolo che gioca la figura di papa Francesco in questo contesto è fondamentale.
Il ruolo che gioca la figura di papa Francesco in questo contesto è fondamentale.



















Passo dopo passo, la ricostruzione dell'intervento diretto del papa e dei suoi emissari nella crisi venezuelana. Con l'ex presidente spagnolo Zapatero tra i mediatori
img
Misteri dell'informazione vaticana. "L'Osservatore Romano" è giustamente apprezzato per la copertura amplissima che fornisce ogni giorno dei fatti di tutto il mondo. Ma per sapere che papa Francesco la sera del 24 ottobre ha incontrato a Santa Marta il presidente del Venezuela, Nicolás Maduro Moros, i suoi lettori hanno dovuto aspettare il 3 novembre, e apprenderlo dalle parole stesse del papa, dette durante il volo di ritorno dalla Svezia a Roma e riportate sull'ultima pagina del quotidiano.


"L'Osservatore" - come pure il bollettino ufficiale della Santa Sede - ha mantenuto un silenzio totale anche sul ruolo del Vaticano nell'avviare i colloqui tra il regime di Maduro e l'opposizione, iniziati proprio dopo l'inatteso incontro tra il papa e il presidente venezuelano.


In effetti, dal 24 ottobre in poi "L'Osservatore Romano" ha pubblicato ogni giorno corrispondenze molto dettagliate sugli avvenimenti del Venezuela. Ma senza una sola riga su ciò che più faceva notizia, cioè appunto l'impegno diretto nella vicenda venezuelana della Santa Sede e del papa, con suoi emissari sul posto.


E allora ricostruiamo questa storia. A partire dagli antecedenti.


Un primo tentativo di dialogo tra governo e opposizione, con presente al tavolo dei colloqui il nunzio in Venezuela Aldo Giordano, risale all'aprile del 2014 e anche allora papa Francesco si espose in prima persona nel sostenerlo, in particolare con un messaggio rivolto al presidente Maduro, ai membri del governo, ai rappresentanti dell'opposizione e ai membri dell'Unione delle Nazioni Sudamericane, in sigla UNASUR:



> "Al Excelentísimo Presidente Nicolás Maduro Moros..."

http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/
2014/04/11/0260/00577.html




Il tentativo s'interruppe sul nascere e a nulla valse, nel settembre di quello stesso 2014, un secondo appello del papa, letto dal nunzio Giordano durante un incontro interreligioso per la pace promosso a Caracas dal consiglio nazionale dei laici del Venezuela:



> "Non abbiate paura della pace". Lettera di papa Francesco al Venezuela

http://www.fides.org/it/news/56028-AMERICA_VENEZUELA_Non_abbiate_paura_
della_pace_lettera_di_Papa_Francesco_al_
Venezuela#.VKZi5yd9Zdhhttp:/http://




Devono passare due anni prima che un lumino si riaccenda, mentre il Venezuela precipita in una crisi sempre più devastante.


Il 25 luglio 2016 il segretario generale di UNASUR, l'ex presidente colombiano Ernesto Samper Pizano, scrive una lettera al papa, a nome anche di altri tre ex presidenti: lo spagnolo José Luis Rodríguez Zapatero, il panamense Martín Torrijos e il dominicano Leonel Fernández.


Nella lettera i quattro chiedono che la Santa Sede entri a far parte del gruppo dei "facilitadores" del dialogo tra governo e opposizione in Venezuela.


Alla lettera risponde non papa Francesco ma il suo segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, che il Venezuela lo conosce bene, essendovi stato nunzio dal 2009 al 2013.


Nella sua risposta del 12 agosto Parolin dichiara la disponibilità della Santa Sede, a condizione che siano le parti interessate, il governo e l'opposizione, a rivolgere l'invito e a mostrarsi "recettive ad accogliere gli eventuali suggerimenti"



> Texto de la carta del card. P. Parolin al secretario de UNASUR

http://ilsismografo.blogspot.it/2016/09/
vaticano-texto-de-la-carta-del-card.html




Tra i vescovi del Venezuela, però, molti sono scettici. "Un governo che non provvede cibo e medicine ai cittadini e proibisce alle organizzazioni religiose e sociali di operare per alleviare le sofferenze della popolazione manca dell'autorità morale per invocare dialogo e pace", ha detto lo scorso luglio l'arcivescovo di Cumaná Diego Padrón Sanchez, presidente della conferenza episcopale.


E ancor più critico nei confronti del regime di Maduro è l'arcivescovo di Mérida, Baltazar Enrique Porras Cardozo. Che papa Francesco ha incluso il 9 ottobre tra i prossimi nuovi cardinali.


La sera del 24 ottobre, colpo di scena. Maduro fa scalo a Roma di ritorno da un giro tra alcuni Stati petroliferi del Medio Oriente, ed è ricevuto a Santa Marta da papa Francesco.


L'incontro è privato e non ne esistono foto né comunicati ufficiali. Ma la presidenza venezuelana e vari organi di stampa - tra cui la Radio Vaticana e il blog paravaticano "Il Sismografo" - lo pubblicizzano con le immagini della precedente udienza di Maduro del 2013, questa sì ufficialissima e avvenuta nel Palazzo Apostolico, come ad avvalorare una nuova "benedizione" del papa al suo ospite.


In Venezuela, tra i critici del regime, le prime reazioni sono perciò di sconcerto, accresciuto dall'arrivo, a Caracas, il 25 ottobre, di un inviato del papa nella persona del nunzio in Argentina Emil Paul Tscherrig, col mandato di avviare un dialogo proprio mentre "il paese è allo stremo" e il "muro contro muro" tra Maduro e l'opposizione è al suo acme, come titola intanto "L'Osservatore Romano".


Il neocardinale Baltazar Porras dichiara di non essere stato informato dell'arrivo di un inviato della Santa Sede. Mentre il nunzio a Caracas Giordano tace, apparentemente scavalcato dal suo collega arrivato da Buenos Aires su mandato del papa.


Tscherrig invece parla e agisce. Incontra separatamente esponenti del governo e dell'opposizione, col rifiuto però di una parte di questa, e annuncia per il 30 ottobre una prima tornata di colloqui sull'isola di Margherita.


La tensione raggiunge il massimo venerdì 28 ottobre, col paese paralizzato da uno sciopero generale e ormai "sull'orlo del baratro", come titola, di nuovo, "L'Osservatore Romano".


Ma poi, piano piano, alcuni pezzi tornano a posto. Tscherrig esce di scena e al suo posto arriva da Roma il "vero" emissario del papa, l'arcivescovo Claudio Maria Celli (vedi foto), già presidente del disciolto pontificio consiglio per le comunicazioni sociali, ma soprattutto diplomatico di lunga esperienza internazionale, dalla Cina al Sudamerica.


Celli arriva a Caracas con in mano una lettera "en nombre del Papa Francisco" indirizzata a tutte le parti in causa:



> Texto de la carta del enviado del Papa...

http://ilsismografo.blogspot.it/2016/
11/venezuela-texto-de-la-carta-del-enviado.html





Nella lettera, Celli esorta a non squalificare nessuno come un "nemico assoluto ed eterno", perché anche "il nemico mortale di oggi può convertirsi in un compagno indispensabile nel cammino verso il futuro".


E di nuovo "a nome di papa Francesco" chiede che "si concordino" all'inizio di questo processo "alcuni gesti concreti che dimostrino la buona volontà di ambo le parti".


In effetti proprio questo accade. La Mesa de la Unidad Democrática, la coalizione antiregime che in parlamento ha la maggioranza, sospende il procedimento per destituire il presidente Maduro e cancella la marcia di protesta in programma per il 3 novembre verso il palazzo presidenziale. Mentre da parte sua Maduro rimette in libertà un piccolo numero degli oltre cento prigionieri politici detenuti nelle carceri venezuelane.


E così, domenica 30 ottobre, le parti per la prima volta si incontrano. Non nell'isola di Margherita, come previsto inizialmente per ragioni di sicurezza, ma a Caracas, nel museo Alejandro Otero. Cinque gli esponenti dell'opposizione presenti, tra cui il presidente della Mesa de la Unidad Democrática, Jesus Torrealba. Assenti invece i rappresentanti di Voluntad Popular, il cui leader, Leopoldo López, è il più famoso dei prigionieri politici tuttora in cella.


Le parti si lasciano con l'impegno di tornare a incontrarsi l'11 novembre e di avviare quattro tavoli di discussione specifici: sul rispetto dello stato di diritto, sui risarcimenti alle vittime, sulla tabella di marcia elettorale, sulla situazione economica del Paese.


Al primo incontro - e così avverrà nel successivo - hanno preso parte, col ruolo di "facilitadores", i quattro ex presidenti Samper, Zapatero, Torrijos e Fernández, assieme all'emissario vaticano Celli. Ma su tutti aleggia la presenza decisiva di papa Francesco, come ha sottolineato lo stesso Celli in un'intervista alla Radio Vaticana:


"Questa era la consapevolezza comune e la stessa opposizione me l'ha ripetuto varie volte: 'Noi siamo qui unicamente perché c'è lei!', e cioè: il ruolo che gioca la figura di papa Francesco in questo contesto è fondamentale. Gli stessi quattro ex presidenti hanno tutti sottolineato che se non ci fosse stata la Santa Sede in questo cammino e con la sua presenza, questo cammino non sarebbe neanche iniziato. Questo lo posso dire con molta serenità. Lo stesso ex primo ministro Zapatero, spagnolo, di cui tutti conosciamo il percorso e la storia, ha riconosciuto ufficialmente, in pubblico, che tutto questo si deve alla presenza di papa Francesco e quindi alla presenza della Santa Sede che accompagna questo processo di dialogo".


Anche la presidenza della conferenza episcopale si associa all'avvio di dialogo, con un appello alle parti di "totale adesione al Santo Padre nei suoi sforzi a favore del popolo venezuelano":



> Los Obispos miembros de la Presidencia...

http://www.cev.org.ve/index.php/noticias/201-llamado-urgente-a-iniciar-un-
proceso-de-dialogo-nacional





Ed è a questo punto che Francesco in persona parla della vicenda. Lo fa il 1 novembre sul volo di ritorno a Roma dalla Svezia, dove si era recato per celebrare i cinquecento anni della Riforma luterana.


Interpellato dalla giornalista spagnola Eva Fernández riguardo all'udienza a Maduro e all'avvio dei colloqui, il papa risponde testualmente:


"Il presidente del Venezuela ha chiesto un incontro e un appuntamento perché lui veniva dal Medio Oriente, dal Qatar, dagli altri Emirati e faceva scalo tecnico a Roma. Aveva chiesto un'incontro prima. È venuto nel 2013; poi aveva chiesto un altro appuntamento, ma si è ammalato e non è potuto venire; e ha chiesto questo. Quando un presidente chiede, lo si riceve, per di più era a Roma, in scalo. L'ho ascoltato, mezz'ora, a quell'appuntamento; l'ho ascoltato, io gli ho fatto qualche domanda e ho sentito il suo parere. È sempre bene sentire tutti i pareri. Ho ascoltato il suo parere.


"In riferimento al secondo aspetto, il dialogo è l'unica strada per tutti i conflitti. Per tutti i conflitti! O si dialoga o si grida, ma non ce n'è un'altra. Io col cuore ce la metto tutta nel dialogo e credo che si debba andare su quella strada. Non so come finirà, non so, perché è molto complesso, ma la gente che è impegnata nel dialogo è gente di statura politica importante. Zapatero, che è stato due volte presidente del governo della Spagna, e Restrepo [e tutte le parti] hanno chiesto alla Santa Sede di essere presente nel dialogo. E la Santa Sede ha designato il nunzio in Argentina monsignor Tscherrig, il quale credo sia lì, al tavolo del negoziato. Ma il dialogo che favorisce il negoziato è l'unica strada per uscire dai conflitti, non ce n'è un'altra. Se il Medio Oriente avesse fatto questo, quante vite sarebbero state risparmiate!".


Prese alla lettera, queste parole del papa farebbero pensare che egli non fosse in quel momento a conoscenza della già avvenuta sostituzione di Celli a Tscherrig, quest'ultimo a lui noto ed amico, in quanto nunzio in Argentina quando Jorge Mario Bergoglio era ancora arcivescovo di Buenos Aires.


E questo equivoco, assieme agli stupefacenti silenzi de "L'Osservatore Romano", potrebbe essere segno di un non oliato rapporto tra Santa Marta e la segreteria di Stato, ossia tra il papa e il cardinale Parolin, nella gestione dell'intera operazione.


Ma ciò non toglie che sul Venezuela papa Francesco e la Santa Sede hanno ora puntato fortissimo, dopo averlo a lungo trascurato.


E curiosamente, l'hanno fatto in coincidenza con la nomina a nuovo superiore generale della Compagnia di Gesù, alla quale il papa appartiene, di un gesuita del Venezuela, padre Arturo Marcelino Sosa Abascal, versatissimo nelle scienze della politica e oggi salomonicamente critico sia del "chavismo" dittatoriale di Maduro, sia della debolezza democratica delle opposizioni:



> Il nuovo "papa nero" è uno scienziato della politica

http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2016/10/16/il-nuovo-papa-nero-e-uno-scienziato-della-politica/



"Audacia dell'impossibile" è la parola d'ordine del nuovo generale dei gesuiti. Molto appropriata per un'impresa davvero ai confini dell'impossibile come la pacificazione e la rinascita del Venezuela.

fonte http://www.telefree.it/news.php?op=view&id=120719

Nessun commento:

Posta un commento