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giovedì 7 luglio 2016

ONU, Alfred de Zayas : CETA e TTIP violano i diritti umani



Come riporta Vittorio Longhi il 24 giugno 2016 su Repubblica.it :

Il giorno dopo il Sì al Brexit, arriva un'altra doccia fredda per la Commissione europea. 

Dalle Nazioni Unite viene una condanna dura dei trattati di libero scambio TTIP e CETA, che la Commissione sta negoziando in segreto con Stati uniti e Canada, rispettivamente
“La ratifica del CETA e del TTIP potrebbe avviare una corsa al ribasso in termini di diritti umani e potrebbe compromettere seriamente lo spazio di regolamentazione degli Stati. Tutto ciò è contrario agli scopi e ai principi della Carta ONU e andrebbe a rappresentare un serio ostacolo al raggiungimento di un ordine internazionale democratico e giusto”.
Sono le parole di Alfred de Zayas, esperto di diritti umani delle Nazioni Unite, che avverte dei pericoli a cui andremo incontro scavalcando i parlamenti nazionali nei controversi accordi commerciali.
Infatti i negoziati di TTIP e CETA stanno avvenendo a porte chiuse da mesi, nonostante la pressione forte della società civile, soprattutto in Nord Europa.
Secondo de Zayas
“gli accordi non hanno alcuna legittimità democratica, perché sono preparati in totale segretezza, escludendo alcuni soggetti fondamentali, come i sindacati, le associazioni dei consumatori, gli esperti di salute e ambiente”. 
Diversi studi confermano che con i nuovi trattati commerciali sono a rischio la tutela ambientale, i diritti del lavoro e la stessa salute pubblica, dato che andremmo a importare prodotti alimentari e chimici da Stati Uniti e Canada, dove gli standard sono notoriamente diversi. 
Tutto questo di certo non favorirebbe le piccole e medie imprese italiane, in particolare nel comparto agroalimentare, in rapporto asimmetrico rispetto alle multinazionali alimentari americane. Altro punto inaccettabile è il cosiddetto ISDS, una clausola di salvaguardia per quelle grandi imprese che potrebbero rivalersi sui singoli Stati nel caso cambiassero le leggi a tutela di cittadini e consumatori, con riduzione dei profitti. 

Il monito ONU arriva a una settimana dal voto in Consiglio Europeo sulla competenza del CETA,il trattato tra UE e Canada, ovvero si deciederà se includere i parlamenti dei singli paesi europei nella ratifica oppure se sarà solo la Commissione a decidere. 
Il ministro dello Sviluppo Economico italiano, Carlo Calenda, è il primo e più determinato sostenitore della seconda opzione, che negherebbe il coinvolgimento dei parlamenti. Migliaia di cittadini si stanno mobilitando con petizioni online in questi giorni, per chiedere al ministro di consentire una discussione democratica. 

De Zayas invita i governi ad assicurare una corretta informazione e la consultazione popolare sui trattati, anche perché da un sondaggio della Commissione europea del 2014 risulterebbe che ben il 97% degli europei è contrario ai contenuti del TTIP e per il CETA il discorso non cambia. 
"Non sono certo gli Stati a dover garantire i profitti agli investitori o alle multinazionali, il loro unico compito è di legiferare e regolamentare in nome dell'interesse pubblico, della salute e dell'ambiente, dei diritti del lavoro e della sicurezza alimentare”
ha precisato il funzionario ONU. 

Vittorio Longhi scrive per Repubblica.it, The Guardian e The New York Times. Si occupa di diritti umani e del lavoro. Ha pubblicato The immigrant war, A global movement against discrimination and exploitation (Policy Press). Italiano, di origine eritrea.

Altro punto inaccettabile è il cosiddetto Isds, la clausola di salvaguardia per le grandi imprese che potrebbero rivalersi sui singoli Stati nel caso di modifica delle leggi pensate a per difendere cittadini e consumatori.

TTIP-free-zone
I cittadini in 24 mila si mobilitanoonline su Progressi per dire no ai trattati commerciali con USA e Canada, si può partecipare.

Ad una attenta lettura non può sfuggire che l'attuazione di questi trattati è il cavallo di Troia per una subdola e strisciante attuazione del"Nuovo DisOrdine Mondiale", come dimenticare David Rockefeller, presidente della Chase Manhattan bank, ha spiegato nel 1991 al Congresso di Baden Baden:

“Siamo riconoscenti al Washington Post, al New York Times, al Time Magazine ed altre eccezionali riviste i cui direttori hanno partecipato alle nostre riunioni ed hanno rispettato le loro promesse di mantenere la discrezione per quasi 40 anni (sul piano "neo-liberale" di bypassare la volontà delle singole nazioni, ideando e finanziando istituti quali FMI e WTO, N.d.A.). Non ci sarebbe stato possibile sviluppare tale piano per il mondo se fossimo stati esposti alle luci dei riflettori dei mass-media e della pubblicità durante questi anni” (Bilderberger Meeting, giugno 1991).
E aggiungeva:
“Il mondo è pronto a marciare verso un governo mondiale. La sovranità sovra-nazionale di un'elite di controllo di banchieri internazionali è sicuramente molto più auspicabile della auto-determinazione nazionale praticata nei secoli scorsi”.
I banchieri sono i proprietari delle multinazionali, voglio anche ricordare le dichiarazioni del "caro" Premier, dove è chiaro chi ha a cuore o meglio a chi si è venduto :


Renzi: “Il Ttip ha l’appoggio totale e incondizionato del governo Italiano”

Domenico Giovinazzo
14 ottobre 2014

Il premier si augura che l’accordo di libero scambio tra Usa e Ue si chiuda entro la fine del prossimo anno. Per Calenda la pubblicazione del mandato della trattativa rispondere a chi si oppone all’accordo, ma le perplessità rimangono

Roma – Il Trattato transatlantico per il commercio e gli investimenti ha“l’appoggio totale e incondizionato del governo” italiano. Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio Matteo Renzi, intervenendo a Palazzo Colonna, a Roma, dove si è tenuta una giornata di dialogo sul Ttip organizzata dal vice ministro per lo Sviluppo economico Carlo Calenda.

“Ogni giorno che passa è un giorno perso”, secondo Renzi, il quale si attende “un salto di qualità e uno scatto in avanti” nelle trattative, con l’augurio che si concludano “entro la fine del prossimo anno”. Perché il Ttip, ne è convinto il premier, “non è un semplice accordo commerciale come altri, ma è una scelta strategica e culturale per l’Ue”.

Il presidente del Consiglio non ammette critiche dunque. Anzi, l’iniziativa di oggi “è una risposta” a tutti coloro che si oppongono alla firma dell’accordo tra Usa e Ue. Poco importa se le contestazioni arrivino da premi nobel comeJoseph Stiglitz, o da parlamentari europei dello stesso partito del premier, come Sergio Cofferati.

Anche Calenda ha puntato il dito contro “chi ritiene che il Ttip sia un accordo fatto per le multinazionali, con l’obiettivo si abbassare gli standard di sicurezza sociali e regolamentari”. Da questo punto di vista ha salutato con favore la declassificazione del mandato per le trattative. Se il documento viene letto “in buona fede”, sostiene il viceministro, si trovano tutte le “risposte alle comprensibili preoccupazioni dell’opinione pubblica”. In particolare, secondo l’interpretazione che Calenda dà del mandato, “i servizi pubblici non sono oggetto di negoziazione, così come non lo è la cultura o l’accesso indiscriminato degli OGM, o ancora la possibilità di limitare la sovranità dei governi europei”.

Tuttavia, soprattutto su quest’ultimo punto, i pareri non sono concordanti. La segretaria generale del Ces (Confederazione dei sindacati europei) ha espresso forti critiche all’Isds, il meccanismo che consentirebbe a un’azienda di intentare causa contro uno Stato membro davanti alla Corte di giustizia europea, qualora si ritenesse danneggiata da una legge nazionale in contrasto con il Ttip. Per Bernadette Ségol, “occorre eliminare il meccanismo di risoluzione delle controversie investitore-Stato”. La sindacalista si chiede “perché, nelle nostre democrazie, gli investitori abbiano bisogno di tutele speciali”.

Che le regole siano il vero punto cruciale del trattato lo ha confermato esplicitamente Giorgio Squinzi. Per il presidente di Confindustria, infatti,“il vero problema non sono le barriere tariffarie ma quelle regolamentari”.

http://unmondoimpossibile.blogspot.it/

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