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domenica 25 ottobre 2015

In Italia non c’è nessun dibattito su trivelle e dintorni. Siamo in mano alle lobbies


La questione delle scosse di terremoto in Emilia mi fa pensare allaquestione fracking, le trivellazioni compiute dalle lobbies del petrolio e del gas, che piano a piano stanno trivellando l’Italia nel silenzio e nell’indifferenza generale.
In Italia deve essere aperto un serio dibattito sul fracking e sulla trivellazione. Invece non se ne parla, i media tacciono, i giornalisti non “aprono il caso”, nessuno fa inchiesta seriamente,oppure viene fatto tardivamente. I media sollevano gli scandali dopo anni, per dare l’impressione che facciano inchiesta. Peccato sempre a posteriori, mai quando si può intervenire. 
Iniziano cantieri senza che la gente sappia cosa fanno e cosa non fanno. Hanno trivellato l’Emilia senza che molta gente ne fosse a conoscenza. Perché parlarne e dibattere farebbe emergere dubbi e contrarietà. Meglio andare avanti a colpi di leggi favorevoli alle lobbies, procedendo “con discrezione“, grazie al silenzio tombale dei mass media.
Anche a livello politico, non c’è nessuna attenzione al tema. I partiti di centrosinistra e di centrodestra ignorano (volutamente) la questione, mentre M5s affronta questi temi, ma non ha la facoltà di “incidere”. E fa un’opposizione troppo blanda, incentrata sul web, raggiunge pochi milioni di persone, spesso quelle già informate, ma non arriva al “grande pubblico”, anche a causa della rinuncia ad andare in TV.Errore madornale, perché in TV avrebbero la possibilità di informare la popolazione. Certo, manipolano, ma ci sono anche persone che “usano il cervello” e che se ricevono i giusti input, aprono gli occhi. Ma nelle poche apparizioni televisive di Grillo e dei deputati M5s non sono mai stati affrontati temi come il signoraggio bancario.
Tornando alla questione ambientale, in Abruzzo è molto attivo ilComitato Stop Ombrina (vedi il blog:http://stopombrina.wordpress.comche si oppone alle trivelle.
In Sardegna invece sono alle prese con gli air gun sismici, una tecnologia che per sondare la presenza di giacimenti, emette dei forti boati, con conseguenze drammatiche per l’ecosistema delle zone interessate. In particolare, per i cetacei. E loro vogliono impiegare queste tecnologie… nel paradiso dei cetacei! Ma se c’è petrolio, gas, o qualunque cosa possa generare profitto… a chi può interessare dei cetacei?
Alla fine spunteranno fuori degli “autorevoli esperti” pronti a giurare che gli air gun sismici sono innocui per i cetacei, e la serietà e autorevolezza di questi sarà “garantita” dai mass media, mentre coloro che sostengono il contrario saranno derubricati a “complottisti”.
In Val di Susa invece c’è la questione TAV: che non c’entra con le trivelle, ma che è altrettanto nociva per l’ambiente e per il paese. Un’opera che sventra le montagne, che contengono fibre di amianto e altre sostanze nocive che saranno disperse nell’ambiente. Un’opera che danneggerà la flora e la fauna della zona, e che servirà per trasportare velocemente le merci dal Portogallo all’Ucraina e viceversa. Un’opera al servizio di chi produce nell’est ed importa in Europa, non certo per i cittadini. Anche perché la stessa tratta ferroviaria “normale” che collega Torino e Lione non è sfruttata al 100% del suo potenziale. Potrebbe essere migliorato il collegamento, anziché realizzare un treno ad alta velocità. Se non conoscete i motivi per cui considerare il TAV un’opera inutile e dannosa, guardate questo video. Il fatto che ci costerà più di 10 miliardi, di cui solo una minima parte corrisposta dall’Europa, è già un motivo sufficiente . Non ci sono soldi per il sociale, ma guarda caso per le grandi opere li trovano sempre….
Grazie all’assenza di un dibattito sulle tematiche ambientali, le persone sono indifferenti. Non percepiscono i rischi, le conseguenze di certe opere per l’ambiente. A parte il fatto che anche la maggioranza dei residenti delle zone interessate alle trivellazioni, o da altre opere nocive, non si mobilitano per opporsi allo scempio ambientale, e accettano tutte le decisioni imposte dall’alto passivamente, con rassegnazione, questi temi sono “avvertiti” solo a livello locale, ovvero alcune persone – poche – sono disposte a protestare contro un’opera solo se questa riguarda il proprio “giardino”, la sindrome “Ninby”, “not in my back yard“. Se un’opera lede i nostri interessi, e ci riguarda da vicino, protestiamo. Ma se la stessa viene fatta a 50 o 100 km di distanza, “chissenefrega“!
Un’opera o qualunque cosa che non va bene a Palermo, certamente non va bene a Parma, ne a Torino.
Questa dinamica è ottima per il sistema, perché così quando viene commessa un’ingiustizia, ad essere scontente sono un numero limitato di persone. E spesso queste hanno anche memoria corta. Una volta che l’opera viene imposta e diventa “normale”, l’anno successivo magari votano gli stessi politici che hanno imposto l’opera.
Un’opera o delle operazioni dannose per una zona del paese, danneggiano tutta la comunità. Oltre al fatto che a piccoli gruppi, ci “bastonano” tutti. Un politico che fa scelte ingiuste che riguardano la città di Napoli, dovrebbe preoccupare i residenti di Ferrara, di Firenze e di Aosta, dovrebbero capire che in seguito lo stesso politico (o lo stesso partito) non avrà scrupoli a fare scelte simili anche nel loro territorio.
Ciò che è ingiusto, lo è sempre, a prescindere da chi è interessato dalle conseguenze dell’ingiustizia. Se ogni individuo si interessa solo delle ingiustizie che subisce, continueremo sempre a subirne. Quando invece valuteremo le cose in maniera diversa, qualcosa potrà cambiare davvero.

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