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martedì 28 luglio 2015

Inchiesta: amianto killer nelle caserme della Guardia di Finanza

di Simona Mazza - Il Faro Sul Mondo
L’inchiesta che condurremo quest’oggi ci porta all’interno delle Caserme italiane della Guardia di Finanza, luoghi solitamente deputati alla sicurezza, all’interno dei quali tuttavia si muore a causa di un killer invisibile ma micidiale: l’Amianto.
Dopo anni di battaglie, di silenzi omertosi e soprattutto di vittime, è nata la Ona Onlus- Osservatorio Nazionale sull’Amianto che svolge assistenza gratuita e senza fini di lucro ai tanti cittadini e lavoratori esposti, ex esposti e vittime dell’amianto e di altri cancerogeni e ai loro familiari.
L’associazione, presente in tutto il territorio italiano, ad oggi conta oltre 10.000 iscritti, tra finanzieri ed ex finanzieri.
Essa persegue finalità di tutela della salute, dell’ambiente e della dignità della persona umana in coerenza con i principi della Costituzione Italiana, dell’Ordinamento, dei Trattati Internazionali e secondo i principi della dottrina sociale della Chiesa.
Il presidente dell’ONA Onlus è l’Avv. Ezio Bonanni, uno dei massimi esperti al mondo sulla fibra killer, e difende le vittime dell’amianto e loro familiari in Italia e nel resto d’Europa.
In questi anni a denunciare per primo la presenza di amianto all’interno delle caserme della Guardia di Finanza è stato un coraggioso ex militare, Antonio Dal Cin, che nel Corpo ha prestato servizio per quasi un quarto di secolo ed è stato esposto all’amianto per circa 12 anni, con gravi conseguenze per la sua salute.
Dal Cin, dal 2012 coordina il “Settore esposti e vittime amianto appartenenti alla Guardia di Finanza dell’Osservatorio Nazionale Amianto ONA Onlus”.
L’ex militare ci ha raccontato che finalmente, dopo anni di insistenze, le Fiamme Gialle hanno ammesso la presenza di amianto nelle caserme e negli elicotteri, oltre vent’anni dopo la sua messa al bando. Peccato che le conseguenze per la salute dei militari esposti, finora siano state drammatiche e non si prevedano orizzonti rosei.
“Purtroppo”, – dice Dal Cin – “le bonifiche sono partite con assoluto ritardo rispetto alla messa al bando dell’amianto avvenuta con la Legge 257/92, e questo, inevitabilmente, ha determinato l’esposizione all’amianto di migliaia di Finanzieri, di cui molti si sono già ammalati e sono deceduti, e tantissimi saranno quelli che nei prossimi anni si ammaleranno e moriranno a seguito di patologie correlate all’asbesto.
Inoltre, la mappatura avviata nel 2012 dalla Guardia di Finanza, ovviamente, non tiene conto delle caserme del Corpo che a quella data erano state già bonificate e di quelle che erano state già dismesse, come non contempla tutti quei siti, come dogane, porti, aeroporti, raffinerie, zuccherifici, dove i militari hanno prestato attività di servizio, spesso in presenza di amianto.
Esempio lampante è l’allora Brigata della Guardia di Finanza di Prosecco (TS), per la quale il Corpo nel 2008 sosteneva in atti che non vi era presenza di amianto, mentre nel 2010 richiedeva immediate ed urgenti bonifiche dal cancerogeno presente nei beni di proprietà dell’Amministrazione, alcuni dei quali, ubicati nei pressi della sala adibita alla consumazione giornaliera dei pasti, e all’interno di camerate di ridotte dimensioni, dove i militari respiravano fibre di amianto anche nelle ore notturne, quando l’organismo necessitava di rigenerarsi.
Un contesto, quello appena rappresentato, che pone in evidenza in modo chiaro, inequivocabile ed incontrovertibile che il problema amianto in Guardia di Finanza, è di portata sicuramente maggiore rispetto a quanto finora evidenziato, tenuto anche conto che i militari hanno operato sequestri in siti insalubri e inquinati dalla presenza di amianto ed altri cancerogeni, senza indossare alcuna protezione, come documentano le numerose immagini peraltro disponibili in internet con tanto di logo istituzionale della Guardia di Finanza.
Inoltre, non dimentichiamo che l’amianto è stato utilizzato nella cantieristica navale, dunque, anche nel naviglio militare, del quale la Guardia di Finanza ha una flotta che è seconda solo alla Marina Militare.
Sappiamo benissimo che il moto ondoso e le vibrazioni hanno determinato nelle navi, come in altre imbarcazioni, la dispersione di fibre di amianto che solo nella Marina Militare ha causato circa seicento morti per patologie correlate all’asbesto.
Secondo Dal Cin, “Occorre a questo punto che il Comando Generale della Guardia di Finanza fornisca dati ufficiali in merito ai siti con presenza di amianto, dove i militari hanno esperito attività di servizio, così da poter determinare quanti sono i Finanzieri che nel tempo sono stati esposti al cancerogeno e, di conseguenza, il numero dei decessi per patologie asbesto correlate, tenuto conto del periodo di latenza delle stesse, e del fatto che può esservi stata esposizione in una regione ed insorgenza della malattia e conseguente decesso in un altra”.
“E ancora”, prosegue l’ex militare “alla luce di quando è stato evidenziato dalla stampa nazionale e delle risultanze Parlamentari e non in ultimo quelle Sanitarie, quali sono i risultati dati dalla “Sorveglianza Sanitaria” e da quando risulta stata posta in essere”.
Solo con questi dati è possibile comprendere la drammaticità di un problema che incomprensibilmente è stato ignorato, nonostante se ne conoscesse l’esistenza.
Non dimentichiamo che dalle cronache nazionali si è appreso che ai finanzieri venivano negati i curricola lavorativi, indispensabili a provare l’avvenuta esposizione durante il periodo di lavoro, così da richiedere i benefici previdenziali per esposizione ad amianto.
“Per tutto quanto sopra esposto” conclude Dal Cin “auspico che il Comandante Generale della Guardia di Finanza possa fornire dati ufficiali, utili a poter determinare con esattezza la conta degli ammalati e dei morti per patologie asbesto correlate.
Noi, come Osservatorio Nazionale Amianto ONA Onlus, insisteremo su questo punto, quale prossimo obiettivo da raggiungere.”

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