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domenica 19 aprile 2015

Jean Francois Ganevat



Quando si ha a che fare con il principe dei vitigni non si riesce mai a prevedere quali viaggi sensoriali ci si appresta ad intraprendere, sia pure dall’alto di una assidua frequentazione dei crinali delle alte vette organolettiche, da sempre regno di bevitori d’Alta quota e degustatori indipendenti. L’avventura enoica si avvale sempre di nuovi protagonisti. Che dire di un abbrivio affidato al “Blanc de Noirs” di Eric Rodez? Il Pinot Nero ruggisce nelle spire di un nettare sapido e graffiante, espressione verace del terroir del Grand Cru di  Ambonnay, trasferito senza infingimenti nel bicchiere. E se il Bourgogne 2010 dell’allievo di Derain, Julien Altaber, funge da intermezzo alcolico quasi senza lasciare traccia, tocca al Pinot Noir  “Cuvée Julien” 2011 di Jean Francois Ganevat il ruolo di ennesima e indimenticabile espressione di un’uva  che non smette mai di stupire. Nel bicchiere afrori di sottobosco e strali minerali di viva roccia si offrono ai sensi attoniti e sognanti di falesie mediterranee . Il pensiero corre ai sentieri che conducono alla magica Baia dei Gabbiani, la “nostra” “Vignanotica”, quando la si raggiunge  a piedi fra ulivi e carrubi millenari e l’olfatto è saturo dell’odore dell’origano selvatico, della menta, dei millanta fiori e frutti sparsi ovunque d’intorno. La brezza marina reca la salinità pietrosa della battigia e ce la si ritrova in bocca come un ulteriore respiro, quasi seccata dall’arsura. Ma qui trattasi di tannini, delle  "Cotes du Jura".
Rosario Tiso


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