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martedì 14 aprile 2015

Il vino di Santorini



La viticoltura nell’isola greca di Santorini affonda le sue radici nel mito. Nell’antica “Thèra”, l’ultima e più meridionale delle Cicladi, le vigne allignavano già 3000 anni fa. Le viti attuali hanno un’età media di 60/70 anni e ve ne sono di ultracentenarie, veri monumenti arborei incassati in conche scavate nel suolo, frutto del lavoro certosino di eroici vignaiuoli, per preservarli dai flagellanti venti che imperversano sempiternamente sulla superficie dell’isola. Le radici delle piante innervano un terreno vulcanico, arido e nel contempo fecondo di umori lavici. Nulla ha potuto l’efferato morso della fillossera nelle sabbie magmatiche che ospitano le geometriche disposizioni degli alberelli: le viti sono a piede franco, depositarie di un corredo ampelografico puro, non integrato dal barbarico apporto americano. L’ “Assyrtiko” è l’uva “regina” di Santorini, autoctona di un’autoctonìa perfetta che solo talèe isolate e misteriche possono garantire. Sul crinale di una passione naturalmente condivisa ,ne ho degustato il vino con altri valenti bevitori  nella versione in purezza del millesimo  2009 del Domaine Sigalas . L’energia cosmica dell’ “aura” di ciascuno, in ampie volute, aleggiava vibratile sopra di noi. Quando si è aperti alla vita, la relazione ha l’effetto di moltiplicarla. Ed è ciò che è  avvenuto. Disquisire sul vino di Santorini, sulla sua spettacolare mineralità, su di una sapidità esprimentesi  in ficcanti strali salmastri che sfiorano la salinità del mare che contorna le vigne, su di un’acidità che richiama ben altre latitudini e umidità recate solo dalle nebbie mattutine, sembra quasi pleonastico .E’ un vino saporoso e buono, che induce ad una beva serrata e pronta, fresca e scorrevole, senza infingimenti intellettualistici, in virtù di una  congenita e pacifica  succulenza. Bere diventa così come viaggiare. Conoscere luoghi e persone remote sulle ali del vagheggiamento. Tentare percorsi esperienziali nuovi. Sulle tracce, aeree ed eteree, dell’imponderabile e dell’immigliorabile vinicolo.
Rosario Tiso


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