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lunedì 13 aprile 2015

Champagne: il vino della luce



La pratica della degustazione dei vini,specie se frequente,contiene un rischio che è congenito a tutto ciò che tende ad essere seriale:una perdita di solennità nei modi e nell’essenza. Per tale rischio c’è solo un antidoto: la ricerca  del “piacere”. L’emozione ha una chimica complessa. Per sgorgare come una sorgente di stimoli stupefacenti ha bisogno dell’incontro fra l’anima individuale e lo spirito del mondo. E quale miglior viatico che il vino della luce,lo Champagne,per innescare tale virtuosa concatenazione di eventi? Era dai tempi di “La Flute” di Delphine Vessiere che non si respirava al wine-bar Cairoli di Foggia un tale  clima di trepidante attesa, così palpabile. Le aspettative sono alte: ci aspetta l’incontro con Nicola Roni, non nella veste di relatore in un corso Ais, ma come esperto e rappresentante di Champagne. Facile snocciolare la lunga teoria delle sue credenziali: Miglior enotecario indipendente del mondo nel 2005,Ambasciatore italiano dello  champagne nel 2007 ed insignito nello stesso anno di un premio speciale dal prestigioso “Comitato interprofessionale del vino Champagne” in quel di Epernay. Ma quel che nessuna “brochure”,nessun sito web e nessun articolo può raccontare e che è soprattutto una gran bella persona. Fuori e dentro. Di passione e competenza esemplari. L’aspetto e le movenze giovanilistiche non fanno che accrescere un carisma scaturente da un eloquio innervato di solida esperienza,intelligenza e quella leggerezza che rende tutto più succoso e intrigante. Nel locale siamo in quattro ad accoglierlo: Lino Ficelo, patron del “wine”, Antonio Lioce, Sergio Panunzio e il sottoscritto. Dopo una stretta di mano ed un sorriso,Nicola ha dato subito fuoco alle polveri con i campioni che ha recato con sé:una Cuvèe Brut ed una Cuvèe de Reserve Brut di HATON e una Cuvèe Grand Cru  Blanc de blancs ”Les Belles Voyes” di  FRANCK BONVILLE. Dal suo estro l’abbrivio è presto affidato  alla cuvèe brut di HATON. Dal primo sguardo, dalla prima snasata, dal primo sorso si comprende che è uno champagne a cui non si può  chiedere  nessun particolare volo pindarico e dal quale non si attendono orgasmi organolettici. E’ semplice,lineare,fresco,pulito,dalla  beva  facile e fluente. Ideale per chi  non vuole meditare sui misteri della vita ma vuole semplicemente “bere”. Passare alla Cuvèe de Reserve  è stato cambiare totalmente registro. Tutto risulta  ad un livello superiore,dal colore bello e dorato al naso ricco e complesso,fino ad un gusto pieno e appagante. I profumi fruttati e floreali,freschi e conciati,si issano fino alle narici trascinando sentori di pane fresco,lievito,biscotti,burro. Tutto in un unico inestricabile effluvio. L’acidità è spiccata e molto rinfrescante. Ma c’è un tesoretto di morbidezza  ad ogni deglutizione. La carezza felpata del sorso disattiva il versante analitico dell’attenzione e libera la sensualità. In quel di bocca si finisce solo per godere senza giudicare. Sarà la “star” della serata. Le storie a lieto fine richiedono un  “crescendo” emotivo. E’ il momento della Cuvèe Grand Cru  Blanc de blancs”Les Belles Voyes” di  FRANCK BONVILLE. Strali di ossidazione fuggevoli e interessanti ricordi gustativi movimentano  quel che doveva essere una primigenia,massiva espressività. Buono e decisamente da riprovare. La piacevolezza  generale del momento non ha mai  subito battute d’arresto. Uno Champagne Brut Tradition di  Gosset-Brabant ha chiuso le danze. E c’è stata comunione: quel che accade sempre quando si compie la magia di un incontro fra simili.
Rosario Tiso







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