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lunedì 9 febbraio 2015

Opus Wine



Nel reticolo di strette viuzze e stradine inerpicanti che disegnano il centro storico di S.Giovanni Rotondo, vezzosamente raccontato nella toponomastica con lo storico idioma locale  affiancato all’italica nomenclatura, c’è uno slargo segreto,una minuscola corte che accoglie l’ingresso di un ristorante (chiamarlo osteria o wine-bar sarebbe riduttivo) “sui generis”,una landa anarchica in un tessuto culturale rurale e contadino,uno sprazzo “cittadino” balenante nel crepuscolo di un malcelato e strisciante provincialismo,ingenerato dalla storica chiusura dei popoli garganici: l’OPUS WINE.
Il nome non è pretenzioso. La citazione e riferimento al più grande vino della storia enologica degli “States”,creatura di Robert Mondavi ,l’Opus One, non azzardato. Basta varcare l’uscio per comprenderlo. Lo sguardo è attratto da un profluvio di eccellenti bottiglie che riposano negli scaffali di legno incastonati nella pietra,alcune vetuste e impolverate,gravide di promesse di piacere. Ci vuole sensibilità e soprattutto competenza per udire l’inudibile fruscio della qualità. La stessa che si evince da ogni dettaglio dell’arredo e del contesto.
Si respira un’atmosfera  familiarmente  rarefatta.
Già “ENOITECA dei Forni” ,il locale è la realizzazione del sogno di distinzione di Giuseppe Placentino.
Giuseppe,un personaggio e un’istituzione a S.Giovanni Rotondo,dalla prorompente personalità,ha sviluppato un “modus vivendi” tutto suo, incentrato fin nei  tratti  estetici sulla ricercata raffinatezza. Quindi  ha trasferito la sua poetica in tutto quello che ha creato. Suo figlio, Pietro Placentino, ne è l’erede e, come spesso accade quando ci sono doti umane non comuni, il moltiplicatore. Perchè l’OPUS WINE è molto di più dell’ENOITECA dei Forni che lo ha generato.
E’ un gruppo affiatato di uomini che lo animano con un calibratissimo mix di leggerezza e professionalità; è un progetto di divulgazione della cultura vinicola e gastronomica che si piega alle esigenze della gente  senza sussiego e percorsi  elitari; è un afflato spirituale che sfocia nella premura amichevole , nell’intento di farti godere  ogni qualvolta siedi  ad uno di quei tavoli lindi e caldi d’accoglienza.
Da Foggia è una sorta di pellegrinaggio pagano recarsi all’Opus Wine. Spesso siamo partiti alla ricerca  della felicità e dell’oblio,di quelle nebbie alcoliche così care al versante immaginifico delle nostre menti,di quel calore umano così prezioso ai nostri cuori.
Se non di solo pane vive l’uomo,l’anima esulta di fronte allo scorrere trionfante di una serie di preparazioni culinarie che rispecchiano fedelmente il territorio e l’eccellenza delle sue materie prime. Sembra di mangiare, più che a casa propria, nella casa delle case, dove convergono e si sintetizzano rivisitazioni,saperi,astuzie gastronomiche di una civiltà.
In una delle tante sere, ad aprire le danze un ricco antipasto, autentico  festival di sapori mediterranei.
In tondo nel piatto scopriamo succulenti asparagi,fagiolini umettati di aceto balsamico della casa(delicato e untuoso  lo ritroviamo asperso su di una fetta di mortadella d’oca scottata su di una piastra rovente),”ciambotto” di patate e melanzane,trancio di pizza rustica,mozzarellina di bufala,melanzana gratinata sormontata da un velo di mozzarella. Rustici salumi sopraggiungono a bilanciare la debordante nota vegetale. Simili sfiziosità per un bianco sapido, nervoso, fresco: un Riesling Kabinett Trocken 2008 “Manderling” del produttore Weegmuller. Il Pfalz-Palatinato è da un decennio in forte ascesa nelle quotazioni  enologiche mondiali. Questo Riesling dimostra ampiamente che il Pfalz non ha nulla da invidiare ad altre zone della Germania storicamente più vocate nella produzione di vini di qualità. Un Riesling di prim’ordine, una vera sorpresa!
Si passa, quasi già definitivamente appagati, alla “terna” dei “primi”. Tre piatti  di uguale, stimolante creatività. L’abbrivio è affidato a dei “Ravioli  di ricotta di bufala e spinaci”conditi con burro,pancetta tesa tagliata a dadini,parmigiano ed una sventagliata di tartufo proveniente dai boschi del Gargano.
Poi è la volta di un assaggio di “Paccheri con pesto di rucola” dal sapore forte e piacevolmente ammandorlato.
Ad innaffiarli uno Chablis Premier Cru Beauroy 2007 del Domaine Hamelin. Non si direbbe uno chardonnay. Il naso ha un tale portato minerale e focaio da lasciare allibiti. Si è incerti fra l’attribuirgli un profilo organolettico da riesling alsaziano o un nerbo da poully-fumè.  Ma è certamente un grande chardonnay,atipico,catalizzatore degli umori terrosi che percorrono il suolo della regione dello Chablis.
Al terzo “primo”,una versione rivisitata della classica”Pasta alla Norma” siciliana,è il momento del rosso. E che rosso: l’etneo Serra della Contessa 2004  di Benanti. Da uve Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio, il cuore della più remota autoctonìa siciliana, è un vino intrigante, vulcanico, sapido, di superiore energia, succoso, dalla bocca trascinante, minerale, vibrante, dall’inconfondibile “imprimatur” territoriale. Una vera prelibatezza.
Uno “Stinco d’agnello” con contorno di patate  ci vede soccombere ai prodromi della saturazione. Si attende ansimanti il finale e le dolcezze del preannunciato “Tortino al cioccolato”.
Nell’attesa il dialogo volteggia come una farfalla sulle nostre pienezze e, sulle ali della nostalgia, si posa su racconti di viaggi e desideri di evasione. La recente morte dello scrittore portoghese Saramago, ultimo supremo cantore della “saudade” lusitana,induce al vagheggiamento della  bellezza  di Lisbona,della lucentezza dei suoi “azulejos”, dello splendore dei suoi miti,della grandezza di Pessoa. Come d’incanto Matteo Melchionda, l’anima gemella e socio di Pietro Placentino nella conduzione dell’Opus Wine,interpretando  la sottile emozione che ci pervade e come sospinto e guidato da un angelo della gioia,ci reca una bottiglia non richiesta di Porto Tawny di 10 anni del produttore Ramos Pinto  proveniente dalla “Quinta de Ervamoira”.E’ il segnale di una magica fusione fra l’immaginifico e il reale,fra mondi concreti e suggestioni spirituali.
E tutto si ricompone in armonia.

Rosario Tiso


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