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domenica 22 febbraio 2015

Locanda Bosco San Cristoforo



C’è un posto nel bosco, tra Motta Montecorvino e San Marco La Catola in provincia di Foggia, che profuma di antico e di cose buone, riluce di bellezza e di integrità, trasuda umanità ed autenticità: la “Locanda Bosco San Cristoforo”, ex  “Greentime”. Il verde, “green”, è il suo colore. Il colore del manto arboreo che l’avvolge da più parti; il colore della speranza del suo “patron”, Giuseppe di Iorio, di conservare “puro” uno spicchio di mondo per potervi svolgere un’esistenza naturale insieme ai suoi amici. Perché alla “Locanda Bosco San Cristoforo” è difficile restare clienti. Sei rapito da un sottile fraseggio interiore al primo sguardo, di persone che ti guardano negli occhi. Ogni fortilizio formale cede di schianto:vuoi partecipare di quell’empatia! Dell’ultima volta alla Locanda, ricordo di un’uva pigiata coi piedi per dar vita ad un vino particolare, il “Fraccato”. Perché presso la Locanda ha sede un’azienda agricola biologica e il “Fraccato” è il frutto più pregiato del “vitarium” aziendale. Alcuni giorni dopo la festa della pigiatura ricordo che promossi  una degustazione dei vini della Locanda. Come antefatto  procedemmo  allo stappo,o per meglio dire alla sboccatura,di una falanghina spumantizzata realizzata col metodo classico in quel  luogo remoto e silvano. Lo “champagne” si chiama “Breccioloso”;il luogo della vigna è nei pressi  del Bosco di S.Cristoforo,sul limitare della provincia di Foggia che occhieggia al Molise. Lo trovammo  coralmente intrigante:bella sapidità,bella acidità,per nulla banale. Vale la pena perciò spendere ulteriori   parole. L’azienda produttrice, come già detto, si chiama “Agricola Biologica Belvedere” ed è una creatura di Giuseppe di Iorio, assicuratore prestato all’agricoltura dalla sua immensa passione per il vino, come la “Locanda Bosco San Cristoforo” che la ospita. Tre i vini prodotti: il ROSSO MALVONE ,aglianico in purezza ottenuto senza diraspare,il FRACCATO,rosato da uvaggio in vigna di uve bianche e rosse come vuole la tradizione e impreziosito da un’arcaica pigiatura con i piedi e infine il BRECCIOLOSO ,falanghina spumantizzata secondo i dettami del metodo classico ma senza sboccatura. Proprio l’esigenza di liberarsi delle fecce suggerisce una procedura artigianale di  degorgement” : ad uno strato di cubetti di ghiaccio di qualche centimetro posto in un contenitore qualsiasi si aggiunge del sale grosso che funge da moltiplicatore dell’azione di raffreddamento del ghiaccio. La bottiglia si inserisce “di collo” nel ghiaccio e dopo mezz’ora di freezer ecco palesarsi un cilindretto di ghiaccio sotto il tappo a corona privo di “bidule”. L’apertura della bottiglia e la spinta dell’anidride carbonica liberano il cilindretto che imprigiona i lieviti morti e restituiscono un prodotto limpido e pronto alla beva. Da tempo non vado alla “Locanda”. Ma è il momento  di ritornarci per rinverdire la pervicace  voglia di sano e di salubre che alberga in ognuno di noi.
Rosario Tiso

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