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sabato 21 febbraio 2015

"La Lanterna" di Mattinata



Nell’approssimarci  al ristorante “La Lanterna” di Mattinata poco o niente faceva  presagire una cucina così magistralmente interpretativa della quintessenza storica  ed emozionale del cibo territoriale. Ma l’amico e sodale di bevute  che era con me  mi aveva avvertito:chi non è avvezzo (ma anche chi lo è…)a preparazioni culinarie “daune”  dovrebbe mangiare tutto quello che con maestria lo staff  reca ai tavoli con ritmo rapido e incalzante.
Il locale si presenta carino,lindo e accogliente,di chiara impronta mediterranea,con il bianco e l’azzurro a colorare i pensieri. Troppo spesso ci imbattiamo,nelle nostre scorribande gastronomiche,in luoghi  ameni che faticano a centrare la sufficienza qualitativa,specie in località turistiche di una qualche rilevanza. E qui siamo nel cuore dell’enclave garganica. Troppo spesso si dipana sulle papille gustative dell’avventore di passaggio il “compitino” dei piatti della correttezza e della prevedibilità,rassicurante e banale. Qui,al contrario,tutto trasuda genuinità e rivela un atteggiamento di “resistenza” ad ogni omologazione. Dove è possibile,oggi ,ritrovarsi a gustare tante minute prelibatezze come quelle sciorinate dalla cucina de “La Lanterna”? Dalle zucchine fritte alla mozzarella secca ,dalle  “crudità” di mare a delicate preparazioni di pesce fritto o al forno è tutto un tripudio di sapori. Fino alla regina incontrastata della tavola ,la pizza,fatta di volta in volta con lievito “madre”. Saporosa,croccante,con i pomodorini che sanno di pomodorini,con aromi che richiamano alle radici della mediterraneità,con una tessitura leggera e fragrante che si riverbera lieve sul portato complessivo delle libagioni fino a farti credere di poterne mangiare “ad libitum”.
Ancor più sorprendente l’offerta dei vini e delle birre. Quasi un luogo di confine nella sua essenziale nudità,”La Lanterna” offre possibilità enoiche che si farebbe fatica a rintracciare anche in una grande città. Soprattutto per la qualità  nella  varietà. La scelta dei  vini è caduta  su di un binomio inedito e intrigante:Petit Chablis 2010 di Billaud-Simon e l’Alfiere  bianco senza dosaggio,metodo classico di Croci,anch’esso figlio del millesimo 2010.
Il primo sprigiona  didatticamente al naso “nuances” di pietra focaia ,espressione del terroir dell’isola chablisienne ,sospesa fra Borgogna e Champagne. Il colore vivo e brillante racconta la cura profusa dal suo facitore  in ogni fase della sua realizzazione. E’ una beva piena e appagante. Con l’Alfiere  di Croci le correnti gravitazionali del gusto ci issano  sul pianeta “Ortrugo”. Misconosciuto vitigno dell’oltrepò piacentino,in versione spumantizzata con rifermentazione in bottiglia è stupefacente. Solo mille esemplari di puro godimento. Un’acidità abbondante,insieme sapida e minerale,è la cifra degli champagne o metodo classico verticali e tesi molto apprezzati  in questi tempi. Ma c’è chi preferisce gli champagne classici,dai profumi biscottati e mielosi,dalle sfumature odorose di spezie,di  marmellate,di brioche,dove il lavoro dei lieviti è un’ombra olfattiva irriducibile. Ebbene,nell’Alfiere  ogni gusto trova di che deliziarsi. E l’autoctonìa dei lieviti lascia un’impronta che presto diverrà inconfondibile per gli appassionati. Futuro  radioso attende la creatura di Croci,stella fulgente nel firmamento enoico  di “Les Caves de Pyrene”.
Ah,”La Lanterna”!
Più che in un ristorante  ,sembra di entrare  in una fucina  del gusto dove c’è  voglia di sperimentare e provare  cose nuove in un clima che rasenta sovente la festosità.
C’è una certa “calda” atmosfera che si respira.
Lo sguardo deciso  e sincero del “patron”   fa da contraltare all’aereo servizio  di una fanciulla che non dà mai  l’impressione di essere in affanno ma sembra scivolare ,quasi a sfiorarti,frusciante e leggera  fra i tavoli.
Stremati  dall’ingente portato calorico avremmo avuto bisogno di un caffè. Ma sono arrivati  i dolci ad aggiungere una  ulteriore,esponenziale frazione  di piacere.
Chi si reca a Mattinata cercando una tavola gourmet è certo che qui la trova e senza quel sussiego tipico di chi crede di lambire l’eccellenza.
E questo è, ve l’assicuro, la ciliegina sulla torta.
Rosario Tiso






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