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martedì 24 febbraio 2015

Chambertin Clos-de-Beze



Eravamo in quattro quella sera al wine-bar Cairoli a sfidare il mito “Chateau Margaux”  in una versione Magnum del millesimo 1970!! Nulla faceva presagire quel che sarebbe accaduto di lì a poco e che, col senno di poi,  risulterà senza tema di smentita e a tutt’oggi la più grande bevuta della nostra vita!! Eccone il racconto.
“…O meglio,dovevamo essere in quattro!
Alle 20.30 del giorno convenuto ha fatto irruzione nel wine-bar Cairoli, e nelle nostre vite, Pierangelo Boatti della casa vinicola Monsupello. Il vulcanico agronomo della nota azienda dell'Oltrepò Pavese è arrivato con un lotto di sue bottiglie deciso a farle assaggiare e a promuoverle ad una cerchia limitata di clienti"scelti" del locale. Appena entrato ci ha incrociati intenti a preparare il "nostro"momento. Avevamo preventivamente stappato la “magnum” di “Chateau Margaux”   e ci apprestavamo ad accompagnarla con formaggi e salumi del sub-appennino dauno e carni garganiche alla griglia.
Fatalmente le degustazioni si sono incrociate.
Boatti ne è diventato, in virtù della sua esuberanza, subito il leader, dettando i tempi delle bevute. Si è partiti con gli spumanti Monsupello Brut,Nature e Cà del Tava in rapida successione,messi a confronto con uno champagne rosato di Bollinger ed un brut di Gatinois (il più grande fornitore di pinot noir di Bollinger!).  Per chiudere con le bollicine è comparsa sul tavolo una bottiglia di Krug 1995 e la freschezza e la sapidità delle italiche bollicine sono naufragate nell’oblio. Finalmente si è passati a quello che doveva essere il "re" della serata: Margaux. I quarant'anni hanno pesato su di un vino presumibilmente strepitoso in origine ma il nettare è parso lo stesso in grandissima forma. Succoso  e profumato. Mentre si discuteva sull'entità dell'ossidazione percepita a diversi livelli dagli astanti,Pierangelo ha esibito un vero "coup de theatre".Ha tirato fuori una monetina da 5 centesimi e l'ha immersa nel bicchiere. Poi ci ha invitati ad annusarne l'effetto. Abbiamo convenuto(realtà o suggestione?)che dopo qualche istante il livello di ossidazione pareva contrarsi e ridursi. Maggiore piacevolezza nel bicchiere, come una magia(Non erano forse gli antichi romani a mettere monete di rame nelle anfore?).
E qui è accaduto qualcosa di imponderabile che ha reso la storica bevuta indimenticabile!
Finita la magnum uno dei commensali,Marco,mosso da chissà quale oscura pulsione,da un angelo bevitore o semplicemente dalla voglia di stupire,si è dileguato. Dopo un quarto d'ora è ricomparso con altre incredibili bottiglie,comperate da un collezionista veneziano qualche tempo prima. Fra queste abbiamo scelto per continuare: Chambertin Clos-de-Beze 1959 del domaine CLAIR-DAU(che non esiste più. Il compito di continuare la tradizione di famiglia è passato nelle mani di Bruno Clair e dell'omonimo domaine) e Grands Echechaux 1964 del domaine Henry LAMARCHE. Sarà stata la perfetta conservazione dei campioni in ambiente lagunare ad alto tasso di umidità(fascino su fascino la provenienza delle bottiglie da cantine interrate nell'acqua!!) ma è capitato quello che non avrei mai creduto possibile:lo Chambertin era non solo bevibile ma incredibilmente vivo,dal colore brillante. A profumi e sapore conciati dal tempo faceva da contraltare una finezza impareggiabile:un autentico fuoriclasse. All'apice del godimento e a vetri ormai nuovamente vuoti,anche il titolare del locale ha voluto dire la sua. Per stupire l'ospite con qualcosa di nuovo,anche per un esperto e infaticabile degustatore come lui,ha pensato di stappare una bottiglia di Es 2006 di Gianfranco Fino. Dopo il fioretto del Pinot noir borgognone, una sciabola sguainata di Primitivo dal frutto vibrante e bruciante di alcol.  I 16,5° quasi perfettamente integrati nel frutto hanno riscosso successo e hanno prodotto un'ulteriore coda enoica. Infatti non è finita qui. Pierangelo ha voluto riportare la "bevuta"(che a questo punto ha assunto l'aspetto di una maratona)nell'alveo dell'austerità proponendo un bicchiere della staffa molto particolare:Valpolicella superiore 1999 di Quintarelli.
Un'ultima notazione:si son fatte le 3 e c'erano morti e feriti(se si pensa a "quanto abbiamo bevuto non c'è da meravigliarsi!)
Io non ero fra questi. Ho goduto tutto con passeggiata notturna per le vie della città dormiente in appendice.
Che meraviglia!"


ROSARIO TISO








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